I MERLETTI A VENEZIA
MERLETTO AD AGO
L'origine del merletto si perde nei tempi lontani, ma si è soliti fissare alla seconda metà del XV secolo la comparsa del merletto vero e proprio e Venezia è considerata la culla del merletto ad ago. Infatti uno dei primi documenti ufficiali in cui si nomina tale manufatto è una legge suntuaria del 1476 che prevedeva pene severe per chiunque non limitasse nel proprio abbigliamento gioielli, decorazioni, ricami e "il ponto in aire si facto ad ago,
come facto d'oro o ver d'arzento" per "ponto in aire"
(punto in aria) s'intendeva il merletto ad ago, raffinata espressione
artistica di nobili donne erudite (malgrado i divieti ufficiali)
dal contatto con l'ambiente in cui vivevano.
All'affermazione di quest'arte femminile pare abbiano contribuito le stesse dogaresse come Giovanna Malipiero Dandolo che nel 1457 fece emettere una legge protettiva al riguardo, Lidia Priuli Dandolo che se ne occupò un secolo dopo e Morosina Morosini Grimani che nel 1595 avrebbe istituito, in contrada S. Fosca, un laboratorio di merlettaie con maestra Caterina Gardin.
Verso la metà del 1500 si stamparono a Venezia i primi libri di
disegni e modelli di cui le donne si servivano per fare i loro
"colari de camiciola", bordure per vesti sacerdotali
e finiture di abiti preziosi, tali libri saranno un rapido veicolo
di diffusione di quest'arte anche all'estero.
L'uso del pizzo esploderà nel secolo seguente quando la moda imporrà l'applicazione di questa ricca finitura agli abiti femminili, maschili e chiesastici.
All'inizio del XVII secolo l'isola di Burano afferma per la prima
volta la sua originale partecipazione creando un particolare punto,
che verrà propriamente detto "Burano".
Nonostante lo straordinario sviluppo con largo mercato all'estero,
soprattutto in Francia, la produzione veneziana ad ago, (legata
all'iniziativa artigiana dei piccoli laboratori femminili, delle
case e dei conventi) dovrà misurarsi con la concorrenza francese
che nel 1665 nell'ambito della politica economica di Colbert crea
una manifattura di stato con centinaia di lavoranti.
Con tale concorrenza questa attività ricca e famosa sparisce o
quasi e si rifugia nel chiuso dei conventi per creare soprattutto
tovaglie d'altare, camici per sacerdoti e ornamenti per funzioni
religiose. Famose furono le monache delle zitelle, di S. Zaccaria
e S. Vito a Burano.
Nel 1700 la nostra trina risentendo della nuova moda, muta gusti
e disegni. Le merlettaie accanto ai caratteristici punti veneziani,
creeranno anche lavori imitanti motivi di altri centri d'Europa
ribattezzando alla francese anche i termini tradizionali. Tuttavia
il settecento continuerà ad essere un periodo di felice espressione
creativa e i pizzi saranno più leggeri, più vaporosi e la raffinatezza del lavoro raggiungerà il massimo nell'evoluzione del gusto, nella leggerezza del punto, nell'eleganza del disegno ed il punto di
Burano, con il suo impalpabile traforo ne sar` una delle espressioni
piy felici.
La caduta della Serenissima (1797) travolgerà ogni attività economica e commerciale. Anche l'arte del merletto sembrava scomparire e
si perdeva la capacit` stessa della lavorazione, retaggio ormai
di poche donne che ancora ne conoscevano il segreto.
Verso il 1870 essa era quasi una memoria anche nell'isola di Burano
dove nelle miti giornate primaverili una vecchia maestra trinaia,
Francesca Memo detta la Cencia Scarpariola, quasi cieca, più che
per trarne profitto, per ingannare le lunghe ore era intenta ad
"agucchiare"sulla soglia di casa.
Fu essa che, per una di quelle crisi economiche dei pescatori,
che ridusse Burano pressoché alla fame, ad istruire
altre donne e fanciulle isolane rendendo possibile il rifiorire
di una scuola.
Il merito dell'iniziativa va alla nobildonna Andriana Marcello
affiancata dall'intraprendente attività di Paolo Fambri, deputato
veneziano al neonato parlamento italiano.
La scuola comincirà con 6 ragazze il 14 marzo 1872 e la contessa
Andriana divenne la vera animatrice e infaticabile sostenitrice
della scuola fino alla sua morte il 23 gennaio 1893.
(Da Testi e Autori vari)